Chissà cosa avrebbe pensato Carlo Sassi.
Fu lui il primo che in Rai montó le immagini al rallentatore, in occasione di un Inter-Milan 1-1 del ’67. Il tiro di Rivera in realtà rimbalzo’ sulla linea di porta dopo aver colpito la traversa della porta difesa da Sarti. Ma l’arbitro indicò il centro del campo. Tra le proteste degli interisti. Insomma, una situazione, quella delle proteste contro gli arbitri, non certo in riferimento agli interisti, che per decenni ha riempito colonne di giornali e rotocalchi sportivi.
Il (anzi la) VAR è anche merito suo.
La tecnologia aiuta, certo. Il problema nasce dall’utilizzo del sistema. In fondo la VAR è solo una moviola più sofisticata, è sempre l’uomo che decide. E l’uomo a volte decide in un verso, altre volte in un altro, solo che con la VAR c’è da attendere qualche minuto in più. Alla faccia di uno sport che vive di emozioni fulminee.
Mercoledì sera a Frosinone nell’ultimo turno di serie A, i ciociari si sono visti assegnare un rigore al 93′ per poi dover attendere oltre 8 minuti per poterlo calciare. Tanto è stato necessario alla VAR (cioè a chi si trovava dietro al monitor) per valutare se fosse realmente rigore o no. Ciofani ha realizzato il rigore al 101′ decisivo per la vittoria sul Parma.
Un’attesa del verdetto che supera ogni ragionevole tempistica.
Ma questo della tempistica è il minore dei mali. In alcuni casi, la VAR ha annullato gol dopo azioni proseguite anche per diversi minuti, per falli spesso non evidenti e non sanzionati dall’arbitro in campo. Una evidente “invasione di campo” con esproprio di competenze dell’arbitro. È il caso ad esempio del gol di Ciano in Frosinone-Milan che avrebbe sancito l’1-0 per i laziali, annullato per un fallo precedente non rilevato dal fischietto di gara, nell’occasione ben posizionato. Così come il gol del 2-2 al 90′ annullato a Saponara in Juve-Samp per un fuorigioco dello stesso di pochi secondi prima, del quale, in campo e sugli spalti, non si era accorto nessuno. Altre situazioni al limite si sono verificate durante la stagione, con gol annullati per falli non evidentissimi o fuorigioco di un dito del piede (Criscito in Genoa-Parma).
L’apoteosi si è raggiunta in Spal-Fiorentina. Il gol di Valoti annullato per il precedente fallo (fallo? ) in area spallina su Chiesa di qualche minuto prima. Rigore neanche chiesto dai fiorentini stessi. Così dal possibile 2-1 si è passato incredibilmente al rigore dell’1-2 che ha fatto girare la partita in favore della Fiorentina.
Ci sono state polemiche anche per il mancato uso della VAR, quest’anno.
Roma-Genoa è stato forse l’esempio principe. Un rigore solare sul finire della gara non concesso al Genoa e inspiegabilmente neanche segnalato dalla VAR.
Roma protagonista anche nel clamoroso (ma “tecnologicamente” e ridicolmente ineccepibile) episodio della gol-line (in foto) che non segnalò il gol di Duncan per il Sassuolo, con la palla che qualsiasi occhio umano avrebbe valutato completamente dentro.
Per non parlare dei cartellini gialli che diventano rossi o addirittura si trasformano in un rigore a favore, come in Spal-Lazio di mercoledì scorso, decisa su rigore a tempo scaduto.
Insomma gioie e dolori per un sistema che ha eliminato molte polemiche, creandone altre, senza cancellare definitivamente i sospetti di un calcio nostrano comunque culturalmente molto lontano dell’essere uno sport “all’inglese” (in termini di correttezza e lealtà) e troppo legato a concezioni e abitudini “all’italiana”.
Ma tant’è, ormai la cosiddetta “moviola in campo” tanto desiderata un po’ da tutti, è una realtà che ci accompagnerà in futuro e conviene farci l’abitudine. Vedremo altre situazioni-limite, forse anche più bizzarre di quelle accadute quest’anno, che quasi ci hanno fatto rimpiangere le polemiche del vecchio calcio.