Il calcio è solo un gioco. Dicono. Beh sì in fondo lo è ma spesso in passato, è stato anche altro. Dal commentare o guardare una semplice partita di pallone, ad arrivare a parlare poi di Storia, non solo sportiva, il passo è veramente breve. Basti pensare alla “Mano de Dios” che regalò la semifinale del mondiale messicano all’Argentina contro gli acerrimi nemici dell’Inghilterra nel 1986, o al mondiale vinto dal Brasile in Svezia nel 1958 che consacrò la stella di Pelè a soli 17 anni e perché no, anche alla favola della Grecia vincitrice degli Eurpoei del 2004. Ogni nazione, ogni squadra nazionale ha la sua partita memorabile, definita “partita del secolo”, che poi sta partita del secolo non si sa quale effettivamente quale sia.

Essendo in vacanza a Budapest la settimana scorsa ho voluto ammirare dal vivo un enorme murales di oltre 1000mq, posto nel quartiere ebraico della città che rappresenta quella che per gli ungheresi, ed non effettivamente solo per loro, è la vera partita del secolo.
Siamo a Wembley, è il 25 Novembre del 1953 in uno stadio gremito da 105 mila cuori anglosassoni, l’Inghilterra, che mai aveva perso in casa fino ad allora decide di ospitare l’Ungheria di Puskas e Bozsik squadra campione olimpica nel 1952. La partita amichevole organizzata dalla federazione d’oltremanica per festeggiare i 90 anni di attività doveva essere una festa di sport e soprattutto per confermare che il calcio inglese era ancora quello più in auge nonostante i risultati non brillanti a livello internazionale. Un evento storico quindi, oltre che sportivo, quello di Londra che catalizzò l’attenzione di ben oltre 100 giornalisti giunti da tutta Europa, numero esorbitante per l’epoca.

Gli ungheresi si presentarono a Wembley con un disegno tattico rivoluzionario. Un 4-2-4 che confuse gli inglesi, soprattutto i difensori, lasciati senza punti di riferimento e incapaci di marcare. Le ali si scambiavano la fascia, I terzini si sovrapponevano, gli attaccanti retrocedevano a recuperare il pallone. Tutte cose scontate ai giorni nostri, ma rivoluzionarie 70 anni fa.
Pronti via e l’Ungheria passa subito in vantaggio al 1′ con Hidegkuti, pari di Mortensen, ospiti sul 4-1 prima della mezz’ora grazie al secondo gol di Hidegkuti, e alle reti di Puskas, gol davvero epico con dribbling di suola sul capitano inglese Wright, e Bozsik. Ancora Mortensen accorcia le distanze prima dell’intervallo, ma nei primi 10′ del secondo tempo ancora Bozsik e il terzo di Hidegkuti portano a sei (in meno di un’ora) le reti ungheresi. Nel finale un rigore di Ramsey chiude la gara sul 6-3.

La vittoria magiara andò ben oltre il successo sul
rettangolo verde: con questo exploit gli ungheresi divennero i
primi europei ad espugnare Wembley (fino ad allora, mai violato da formazioni
del Vecchio Continente, ma solo dalle Home Nations britanniche
e quattro anni prima dall’Irlanda). La debacle
inglese ebbe ripercussioni anche sull’opinione pubblica: il mito della
superiorità calcistica d’oltremanica fu frustrata dal gioco di Sebese
il suo undici. Addirittura, sei tra i calciatori inglesi scesi in campo
non vennero più convocati in nazionale.
Dopo questo match e le conseguenze che ebbe in patria, la Football Association chiese e ottenne
di disputare una rivincita, così da poter lavare l’onta subita e riguadagnare
l’onore perduto, tentando di dimostrare così che la sconfitta di Wembley fosse
stata solo un caso. La rivincita, si fa per dire, si tenne a Budapest,
il 23 maggio 1954,
poco prima dell’inizio del mondiale svizzero, ma non
andò come i britannici si aspettavano. La squadra d’oro
ungherese non solo riuscì ad imporsi nuovamente, ma inflisse alla
nazionale dei Tre Leoni un passivo ancora più umiliante: il
7-1 maturato rimane tuttora la peggiore sconfitta di sempre dell’Inghilterra.
L’Ungheria poi a quel mondiale andò in finale, con Puskas a mezzo servizio per un infortunio, e proprio nel secondo tempo sul risultato di due a zero a suo favore subì la rimonta della Germania Ovest che approfittando anche di un gol annullato a Puskas e di tre legni colpiti dai magiari riuscirono a completare la rimonta e a portarsi la coppa a casa a termine, di una di quelle gare, che in Germania definiranno sicuramente come “la partita del secolo”.
Mimmo Frusi