L’estate calcistica tarantina, nel 2022. Le blasonate della serie C sembrano altre, ma la storia dice che in serie C il Taranto è sempre stato protagonista di stagioni di vertice e promozioni. Una nobiltà sospesa dal presente senza particolari ambizioni.

Il mercato dei rossoblu, quello che interessa noi (sempre più) vecchi, ha portato in dote una rivoluzione totale dell’organico: sono rimasti in pochi, sono arrivati in tanti, giovanissimi, molti dalla D. Nessun rimpianto per chi è andato via, ma il Taranto attuale resta un’incognita per la tifoseria. E se i tifosi sono sempre meno attenti alle vicende attuali dei rossoblu, nessuno dimentica però qual è la giusta collocazione nel firmamento del calcio italiano del glorioso club che fu di Giammarinaro, Selvaggi e Maiellaro, giusto per citarne alcuni e lasciare per una volta in pace il mito che ha dato il nome allo stadio della Salinella.

Il prossimo campionato sarà il 44esimo della storia in terza serie per il Taranto. Tanti sono i tornei disputati in serie C (Prima Divisione dal 1927 al 1935, C1/Lega Pro 1ª Divisione dal 1978 al 2014, LegaPro/serie C dal 2015 a oggi) numeri che ne fanno uno dei clubs dalla maggior militanza nella categoria. A questi si aggiungono i 32 campionati di serie B che, record passato di mano proprio quest’estate a seguito della salita in massima serie del Monza, rendono il Taranto la squadra con più partecipazioni in B a non aver mai centrato la promozione in serie A.
Fa strano, leggendo alcuni siti nazionali, come il Taranto non venga quasi mai menzionato tra le squadre “blasonate” della categoria, anche se su cosa s’intenda per blasone è facile possano esserci diversità di vedute.
Certo quel neo della mancanza di partecipazioni alla serie A è un punto favorevole a chi ama snobbare, per pigrizia o malafede, una squadra che nel bene (spessissimo) e nel male (solo rarissime volte come negli ultimi due campionati in C) è stata quasi sempre protagonista di stagioni di vertice, anche recentemente.
È plausibile che spesso chi scrive su certi siti non abbia l’età anagrafica neanche per ricordare il Taranto di Dionigi del biennio 2010-2012, sconfitto dai burocrati (e dalle problematiche societarie) ma che sul campo le aveva suonate a tutti. O il Taranto di Gigi Blasi del biennio 2006-2008, una semifinale ed una finale playoff per la B perse con tanti rimpianti. Figuriamoci se possano taluni virgulti ricordare il Taranto del 2002, quello di Riganò che, con una squadra formidabile alle spalle, si sciolse improvvisamente in un pomeriggio di inizio giugno davanti ad uno Iacovone dai 30mila cuori infranti.

Una categoria, la serie C, che ci ha visto spesso protagonisti, dato che sono 7 le promozioni in B (1935-1937-1954-1969-1984-1986-1990) conquistate. Solo il Monza con 8 ha fatto meglio dei rossoblu che, in 30 occasioni su 43, si sono piazzati nelle prime 5 posizioni in classifica a fine campionato ed in 23 tra le prime tre.
Monza a parte, dunque, nessuno ha fatto meglio in questa categoria del Taranto che è appena uscito dal decennio peggiore dell’intera storia rossoblu, quello che va dal fallimento del giugno 2012 alla sconfitta-salvezza di Messina dell’aprile scorso, passando dal gol di Santarpia nell’estrema periferia del calcio italiano il 13 giugno 2021. Una nobiltà sospesa, sbiadita dagli ultimi anni in cui si è giocato a volte in campi simili a certi parcheggi dei grandi centri commerciali.
La serie C è una categoria dignitosa e avvincente, confacente alla dimensione sportiva del club rossoblu ma è anche il minimo accettabile per Taranto e la sua tifoseria che meritano ambizioni di promozione verso quella B, più volte sfiorata negli ultimi 29 anni e che ci auguriamo possa tornare ad essere obiettivo possibile nel breve termine.
