Campionato 1977-78
Chissà come sarebbe andata senza quel tragico incidente. La morte di Iacovone privò Taranto di un ragazzo gentile, con una parabola sportiva in ascesa, come lo era quella della squadra rossoblu. Dotato di un elevazione straordinaria e colpi da campione (come il gol-vittoria al Bari), Iacovone e la sua tragedia personale sono oggi l’emblema di una squadra incompiuta, da allora mai più realmente competitiva per il salto in serie A. La tragedia ha creato il mito, incorruttibile ed eterno, un connubio squadra-calciatore senza eguali, per certi versi, in Italia, ed una tifoseria ciclicamente tradita dai suoi stessi eroi che, anche per questo, lo ha eletto ad unica bandiera.

Anno 1977-78. Taranto prima a livello di reddito pro-capite del sud Italia, l’Italsider offriva ancora lavoro diretto o indiretto a 40 mila persone, l’esplosione demografica, seppur caotica e disordinata, aveva raggiunto l’apice e con essa anche il boom edilizio. La città era passata dai 130mila abitanti del 1960 ai 250mila di 17 anni dopo. Il traffico impazzito, soprattutto nelle ore di punta, fu finalmente mitigato dal nuovo Ponte di Punta Penna, soprattutto in direzione stabilimento siderurgico. Una città dunque cresciuta a dismisura e forse eccessivamente, anche se la sua espansione continuerà fino agli anni 90. Addirittura si ipotizzava una popolazione che avrebbe raggiunto in pochi anni i 350mila abitanti. Di contro iniziava lo spopolamento della città vecchia, con programmi di recupero che ad oggi hanno sortito pochi e modesti effetti. Il Taranto viveva un momento di simbiosi con la città, e le simpatie verso i colori rossoblu travalicavano i confini provinciali, in Lucania fino al Nord della Calabria e nel brindisino. Per avere un’idea sul calcio dell’epoca in Puglia, nel 77-78 il Bari era appena tornato in B dopo la retrocessione in C avvenuta tre anni prima, mentre il Lecce era risalito in B nel 1976 dopo 27 lunghi anni in terza serie. Il Brindisi era appena retrocesso in C. il Taranto, reduce da un buon campionato concluso con 37 pt in nona posizione, si apprestava al nono campionato consecutivo in serie B. Praticamente il solo Foggia, quell’anno in serie A, aveva un curriculum migliore in Puglia nell’ultimo decennio. La squadra che ben si era comportata l’anno precedente, fu confermata in blocco, soprattutto nel trio d’attacco Gori-Selvaggi-Iacovone, capaci di scardinare qualsiasi difesa della serie B. La gente gremiva il Salinella ogni domenica in casa, conscia che quello potesse essere l’anno buono. Il Taranto iniziò bene in coppa Italia, superando il girone di primo turno (dopo uno spareggio col Pescara, squadra di A) e in campionato vinse 1-0 con la Pistoiese.
Sette giorni dopo Iacovone segnava a Cremona, ma il Taranto, a lungo in vantaggio, subisce nel secondo tempo un uno-due dei lombardi per il 2-1 finale. Resterà l’unica sconfitta fino a metà dicembre. Memorabile fu il gol segnato da Iacovone nel derby col Bari, il 20 novembre del 77, tocco sotto sul portiere in uscita, un colpo da cineteca. Iacovone continuò a segnare e il Taranto a scalare la classifica. Dopo il pari ad Avellino (14ma), avvenuto tre giorni dopo il successo sul Pescara in coppa Italia, la classifica vedeva l’Ascoli in testa con 25 pt, il Taranto secondo a 19, Avellino e Lecce a 17. Iacovone era capocannoniere e già ad ottobre alcune società di A si erano fatte avanti. Il presidente Fico non lo cedette. Chissà se pensasse alla A o semplicemente non ritenesse congrue le offerte. Alla A ci pensavano certamente i tifosi e neanche tre sconfitte nelle successive quattro gare affievolirono l’entusiasmo. A fine girone d’andata il Taranto aveva perso qualche posizione, era sesto ma a soli due punti dall’Avellino secondo. L’Ascoli dei record veleggiava in testa facendo un campionato a parte. Alla prima di ritorno il Taranto giocò a Pistoia. Finì 1-1 e Iacovone segnò il suo ultimo gol. La domenica successiva infatti, il portiere della Cremonese Ginulfi negò più volte il gol al centravanti rossoblu e la partita non si schiodò dallo 0-0. Quella stessa notte, tra il 5 e il 6 febbraio del 78, avverrà l’incidente che spezzò la vita di Iacovone: di ritorno da un locale fuori città, la sua auto fu investita ad un incrocio sulla Taranto-San Giorgio Ionico da un balordo che guidava a fari spenti una vettura rubata pochi minuti prima.

La tragedia commosse l’intera città e i messaggi di cordoglio arrivarono da ogni parte d’Italia. La cerimonia funebre si svolse al Salinella, gremito come in una partita di campionato. Il presidente Fico, durante il suo intervento, si impegnò affinché lo stadio fosse intitolato a Erasmo. La domenica dopo il Taranto vinse a Rimini 3-1, ma fu subito chiaro che senza l’apporto di Iacovone sarebbe stato difficile mantenere le prime posizioni in classifica. Al termine della stagione, il Taranto toralizzò 38 pt, classificandosi a centro classifica. In A ci andarono l’Ascoli, l’Avellino e il Catanzaro del capocannoniere Palanca, che dedicò il titolo allo sfortunato Erasmo.
